Giuseppe Bosich

Antonello Serra, visionario del profondo.

Giovane artista sardo originario di Usellus, antica colonia romana, vive e lavora a Trento. Negli anni ha prodotto qualche centinaio di tele dipintead olio, alcune di grande formato. La sua fonte di ispirazione dichiarata è stata Salvador Dalì.
Fin dai primi tentativi, da autodidatta, ha ricostruito nelle proprie opere il clima e i modi espressivi daliniani, affinando la sua tecnica pittorica e rimanendo, comunque, nel tracciato del suo grande idolo, riuscendo ad esprimere immagini di invenzione propria; personaggi e spazi che riecheggiano ancora quella surrealtà che lo aveva così tanto ispirato. E' uno strano esempio di epigono che ha trovato una propria identità in evoluzione, pur rimanendo nell’antico solco.
L'identità di ogni individuo non è intangibile, in quanto nucleo d'energia che si incontra con altri e interagisce mutando attimo per un attimo; può peepire il dosaggio in cui riconoscersi e accettarsi o disidentificarsi, se non, addirittura, alienarsi. L'arte immaginaria, storicizzandosi, ha lasciato ovunque tracce. In questo orizzonte appaiono a schiere le figurazioni, le icone plasmate dalla memoria stratificata nella sostanza astrale. La cifra dell'identità più profonda è spesso sconosciuta a se stessi. E, proporzionalmente, in quantità minima rispetto a quanto si riceve nelle interazioni e negli scambi, nelle possessioni e nei condizionamenti. Questa “materia”, inevitabilmente, si modifica in eterna diuturna metamorfosi, macinandosi in polvere e ricreandosi alchemicamente da questa.
È interessante osservare, nell'escursus pittorico di Antonello Serra, come nelle opere più recenti, abbia vissuto una metamorfosi, allargando il suo orizzonte ispiratorio, visibilmente impressionato dal drappello surrealista di manifesto, per cui sono possibili alcuni nuovi riferimenti:Yves Tanguy, AndrèMasson, Max Ernst e altri. Come Prometeo, ha saputo appropriarsi, attraverso l'uso dei “flottages”, di buoni equilibri cromatici; una vera e propria fascinazione che lo ha stimolato nella ricerca, facendogli produrre alcune opere che pur essendo riferibili ai codici espressivi della schiera degli amici di Breton, sembrano, però, godere di una personale impronta in divenire.
L'apparato pittorico di Antonello Serra è infatti in formazione e sarà sorprendente constatare, dove potrà condurlo, la graduale cangianza, in atto, del proprio nucleo di identità profonda. L'artista ha saputo misurarsi ed immergersi nel magma surreale, abbeverandosi delle tecniche e delle forme estetiche ereditate, con una propria capacità di visione e percezione, dimostrando attitudine all' apprendimento della lezione fantastica.
Antonello SERRA, non si compiace dei risultati finora raggiunti; è perennemente alla ricerca di se stesso; come in una miniera sotterranea, al lavoro, per individuare i parametri estetici che meglio possano rappresentare la sua necessità di imprimersi in un supporto ideale, con un sigillo che lo identifichi per sempre.
Come è possibile individuarsi, in questo bailamme, per una mente che voglia decifrare gli aspetti arcani delle dinamiche dell'energia, che occultano gli archetipi della vita e della morte? Da cosa nasce lo stimolo, la vocazione a identificarsi in una tipologia umana, in un ideale da perseguire, in una speranza da coltivare? Se tutto, delle esperienze umane, artistiche e non, è già stato tracciato e documentato con simboli, allegorie, emblemi? Se si rinvengono ovunque, in ogni impronta, le stesse aspirazioni costrette dalle problematiche di sempre, insite nella condizione umana? Quale presunzione costruisce il piedistallo egoico, che sostiene, così esponendola, ogni individualità? Chi, malgrado tutto, vuole e può identificarsi nella condizione di artista demiurgo che impasta e reimpasta ossessivamente questa polvere adamitica continuamente macinata, quest' araba fenice che instancabilmente risorge dalle sue ceneri, questa vita-morte che si ricicla in altre vite-morti per tutti i secoli dei secoli?
L'artista, l'artefice altro non è che un veicolo di sangue; una conduttura emersa per la necessità di trasmettere l'energia incompiuta di una vita, insufficiente a porre la parola FINE.
Questa energia multiforme deve, nel compromesso palese di ogni esistenza, da una parte, manifestarsi nel gioco dell'illusione, producendo forme e suoni incompiuti e, dall'altra, consumarsi nel nulla, liberandosi da se stessa.
Non esiste una cifra che possa palesarsi perfetta!
Da queste considerazioni sembrerebbe nascere la necessità (?) della catalogazione; dell' ordine in schemi contenitori. La diatriba è davvero controversa.
Personalmente rinuncio. Alla necessità (?) di definire un codice “serio” che possa decifrare, spiegandolo, questo groviglio di commistioni. Ai volenterosi, non rimane che continuare a osservare, cercando di vedere ciò che è possibile cogliere, assimilare, eliminando ogni presunzione che pretenda di aver ritrovato il bandolo della matassa.
Lasciamo che il nostro Antonello Serra, prototipo e simbolo della condizione mista di una coscienza ed incoscienza vagante nell'uomo, continui ad essere Artefice in se stesso nei labirinti e nei dedali dell'immaginario sino a quando incontrerà, colorata di ingenuità, la sua morte e resurrezione.


Giuseppe BOSICH