UN TEATRO MAGICO RAPPRESENTA IL CUORE DEL MONDO
La
pittura di Antonello Serra se la guardi superficialmente può sembrarti anche
troppo facile, sai che ha fatto un lungo bagno nel mondo onirico surrealista e
poi ha cominciato un amoroso viaggio nel bosco degli archetipi della sua
Sardegna.
Scrigno
prediletto di questi archetipi la cassapanca sarda, “cascia de su pane, de sa
pannamenta, de su trigu, de su ‘inari”, cassapanca in legno di castagno,
finemente intagliata. Da alcuni ritrovamenti archeologici si può dedurre che la
cascia venga addirittura dall’età nuragica e questo giustifica filologicamente
l’antichismo di certi rimandi segnici e figurali del nostro artista.
Ma
tutto questo non basta, può valere come premessa, perché la pittura coltivata
oggi da Antonello Serra non si esaurisce nella memoria, per quanto passionale,
e non si adagia nostalgicamente sul tappeto arcaico della ricerca romantica
delle proprie radici.
Infatti
ci troviamo di fronte ad una pittura viva, vivace nel colore e nella narrazione,
una pittura che è tutta impegnata a costruire una nuova storia, pur debitrice
delle linfe di un lontano passato che nella terra di Sardegna ha impregnato di
sé ogni passo della vita quotidiana.