Paolo Dolzan

Conosco Antonello ormai da diversi anni, sufficienti per aver capito che la sua passione per la pittura è sincera, e che ogni tela compiuta che si aggiunge alle altre è frutto delle notti passate in bianco e delle ore strappate alla stanchezza maturata nel lavoro, fatto, come si dice,  per mangiare. Perché anche Antonello vive il destino comune oggi a molti artisti, d'essere considerato, dai più, come  affetto d'una insolita passioncella domenicale che ti costringe al cavalletto... e che te lo fa preferire inspiegabilmente alle scampagnate familiari, alla tranquillità di un pomeriggio trascorso tra lo shopping e il lago. Oggi, in Italia, il mestiere del pittore non è più un mestiere, è un hobby.
Il nostro benemerito appare così anacronistico, tra i suoi colori, l'acquaragia e i pennelli. E forse nessuno immagina che questa decisione sia il frutto, oltre che dell'innata passione, di un ragionamento preciso e di un attaccamento  verso dei valori del passato che oggi non sembrano trovare posto in questa società tritatutto.
Osservando i suo dipinti è facile riconoscere il peso che egli affida al passato ed alla storia. La lezione dei pittori surrealisti è evidente, per esempio, contemplando i fantastici fondali marini popolati da strane creature che, a volte, con l'acqua, non hanno niente a che fare. Cosa ci nascondono gli abissi? Ci appaiono profondi e di un nero insondabile, qualcosa di molto vicino all'idea d'inconscio che, partendo dalle teorie psicoanalitiche, si erano fatti  Bretòn e tutta la sua compagine.  Percorrendo le sale dei musei, spesso  ci si accosta alle opere dei  surrealisti con la curiosità feticistica con cui ci si inginocchia davanti alle reliquie, ma queste appaiono come cosa lontana e morta solo se non si considera lo spirito sovversivo e rivoluzionario che animò questa generazione, decisa a rovesciare il perbenismo borghese come un guanto. Chi ha mai davvero pensato che le rivoluzioni si facciano a colpi di pennello? Cercate nelle cantine e nelle soffitte umide per stanare un pittore e chiedeteglielo...chiedetelo ad Antonello.

Paolo Dolzan (artista)
19.05.2007